#darkfriends – Elisabetta Simonetti

Ci siamo incontrate di notte, ma conosciute di giorno. Una delle nostre migliori collaborazioni quella insieme ai This Eternal Decay e They Die.

Presenza importante sulla scena dark e metal italiana, le sue passioni e le sue competenze spaziano ben oltre. Non bastano certo queste righe per raccontare la sua storia e l’ambizione non è certa quella di fare della sua vasta esperienza un riassunto. Ma in questo blog un’intervista a Elisabetta Simonetti non poteva mancare. 

Di solito all’inizio di un’intervista chiedo sempre una spiegazione del perché l’artista o la band si siano dati quel particolare nome. Nel tuo caso non mi resta che ribaltare la domanda: come mai non usi nessuno pseudonimo? Una scelta decisamente controcorrente…

ES: Beh in realtà io faccio parte oramai da molti anni di una compagnia che si chiama Ordallegri, dunque un nome d’arte ce lo abbiamo ed è ispirato all’orda dionisiaca, non a caso il nostro simbolo è un satiro, ma per quanto riguarda la mia attività artistica da solista in effetti non mi sono mai data un nome d’arte. Non c’è un motivo, è venuto così, da solo, spontaneamente, non c’ho mai pensato o non ho avuto un’ispirazione illuminante. Ma di fatto non l’ho mai neanche cercato, intanto perché , occupandomi anche di organizzazione , è necessario comparire col proprio nome per essere identificata a volte anche sotto l’aspetto giuridico perciò volevo evitare confusione. Ma credo che sotto sotto il vero motivo intrinseco è che mi piace la trasparenza e preferisco essere identificata per me stessa , nel bene e nel male, anche quando mi esibisco senza ricorrere a identità celate o maschere… Ma questo in generale vale per tutti gli ambiti della mia vita, mi piace la chiarezza e la trasparenza.

Performer e organizzatrice di eventi, dietro le quinte e alla ribalta: c’è un ruolo, fra i diversi che hai sperimentato, in cui ti senti più a tuo agio?

ES: Direi tutti; mi piace il mio lavoro e lo faccio con passione, ma se ti devo delineare un ruolo, quello del direttore artistico, di palco e backstage mi piace molto e mi riesce particolarmente bene.

Dai gloriosi anni Novanta alle chiusure totali del lockdown, ne hai viste di tutti i colori. La fase nera degli eventi musicali è appena passata o deve ancora arrivare?

ES: Durante il lockdown abbiamo davvero visto molti colori. Battute a parte sì, l’ambiente dei club, delle discoteche e dei locali notturni in questi anni è molto cambiato e devo dire che le difficolta c’erano già prima del covid, ma adesso mi sembra si sia finiti in una sorta di girone infernale. Pertanto direi che deve ancora arrivare; tuttavia la massa secondo me avrà una percezione diversa e in molti adotteranno una visione differente. Mi sento di poter dire che se ne renderanno conto solo gli addetti ai lavori esperti.

Il lavoro nell’arte e nella musica è sicuramente uno dei meno riconosciuti in Italia e impone costanti sacrifici e compromessi. Qual è il sacrificio o il compromesso che non accetteresti più?

ES: Quello economico e quello di immagine. Sarei più convinta della mia professione senza cercare compromessi di integrazione sociale che sono soggetti a pregiudizi borghesi di bassa leva e chiederei compensi più alti per i miei spettacoli o le mie prestazioni/collaborazioni. Mi darei più valore e lo pretenderei riconosciuto anche dagli altri.

Eventi e territorio. Grazie alla tua attività hai visitato moltissime città e paesi, c’è un luogo che per qualche motivo ti è rimasto nel cuore più di altri?

ES: Sì, primo tra tutti San Miniato dove ho svolto per tre anni e mezzo il corso di acrobatica aerea. La Toscana per me è un luogo magico. Come il convento francescano del 1100 dove alloggiavo e i ragazzi della comunità di Nuovi Orizzonti che lo gestiscono e mi ospitavano. Poi direi il Friuli, soprattutto le grotte carsiche; poi il Bosco di Bomarzo e la chiesa dei Morti a Urbania.

Luci e ombre. Chi ha partecipato a qualcuno dei tuoi eventi più strutturati ha potuto apprezzare la bellezza degli spettacoli del fuoco, la profondità dei riti, la magia dei luoghi e della notte. Quali sono gli aspetti più belli del preparare ed eseguire delle performance così complesse?

ES: Il momento creativo, l’ispirazione che sembra come un’impronta divina che si manifesta dentro di te e spinge per arrivare alla luce e alla realizzazione attraverso il mio lavoro. Ma anche la scelta delle musiche e dei costumi o degli artisti da far esibire.

Eventi dark, esoterismo, cosplay… oggi è di moda la commistione di tutti questi temi riuniti sotto titoli generici. Si tratta di un’evoluzione naturale che ci fa guadagnare o perdere qualcosa?

ES: Perdere, assolutamente. Ci sono degli eventi ben strutturati, ma in generale è un guazzabuglio di roba messa insieme a caso e senza anima che rende ridicolo e privo di senso tutto.

Tre dischi, libri o film che porteresti su un’isola deserta (perché almeno una volta nella vita tutti abbiamo sognato di andarci)

Intanto io non vorrei mai andare su un’isola deserta se si intende mare, solo, caldo perché odio tutto questo! Se potessi andare in un luogo deserto andrei tra i ghiacci in Islanda o nei boschi scandinavi. Porterei sicuramente Il Signore degli Anelli, la trilogia di Jackson, Via col Vento . Sui libri faccio fatica, ne porterei tanti: i romanzi di Gleen Cooper e sicuramente lo Zarathustra di Nietzsche. Film: La maschera di Zorro, The legend of Zorro, con Banderas, e Lezioni di piano, che vorrei tanto rivedere. Dischi: i due album di Encanted of Land dei Rhapsody , una raccolta dei Rome , qualche cd degli Avantasia e qualcuno dei VNV Nation, Loreena McKennitt… avrò delle valigie molto pesanti!

Una frase da incidere all’ingresso di ogni live-club (quelli che ancora esistono), rivolta agli spettatori.

“Un posto per tutti e per nessuno”

Solo perché mi conosci e mi vuoi bene mi perdonerai quest’ultima: fatti una domanda e datti una risposta!

Ah, io di domande me ne faccio sempre tantissime… il problema è che spesso non trovo le risposte.

“Perché permetti a molte persone di mancarti di rispetto e di farti del male?”

“Perché non ho abbastanza fiducia in me stessa e nelle mie capacità, e ho poca autostima”

Le luci di questo spettacolo si attenuano su un finale introspettivo. Ci lasciamo con un abbraccio virtuale e l’augurio per un futuro che sia dark solo nello stile.

Photo Credits: Maxx Laurenzi