#darkinsight – Intervista agli Ask The Dust

Ho intercettato il loro ultimo video su Youtube, Black Swan, attratta ovviamente dal soggetto, e l’ho subito adorato, ma non sapevo molto di questa band friulana. Proprio attraverso DarkPages ho avuto invece l’occasione di incontrare Massimo Zompicchiatti (basso e chitarra, nonché regia) che, assieme a Marco Darko (voce), ha fondato gli Ask The Dust e ha voluto condividere con noi curiosità e opinioni.

“Ask the dust” mi ha subito richiamato alla mente John Fante, con il suo omonimo romanzo, ma magari c’è dell’altro: qual è la storia del nome della vostra band?

No, è esattamente un richiamo al capolavoro di Fante, Ask The Dust: l’ho trovato subito il nome perfetto per la band!

Ho rintracciato in rete un articolo sulla vostra band e mi pare di capire che si tratti di un progetto relativamente giovane, ma di sicuro ciascuno di voi ha una storia pregressa in ambito musicale e artistico. Come e soprattutto da chi nascono gli “Ask the dust”?

Il progetto è nato durante la pandemia, abbiamo pensato che era inutile rimpiangere le cose che non si potevano fare e che era il caso di concentrarci per sfruttare al meglio le possibilità che ci erano date per dare vita a un progetto.

Il primo pezzo (una cover dei Bauhaus “Dark Entries”) e video è stato registrato e girato in una stanza di appartamento con risorse limitatissime: un PC, un mixerino, un microfono, un cellulare, una piccola videocamera e poco altro.

Ho particolarmente apprezzato i vostri video per il chiaro intento narrativo e non puramente estetico. Di “storie” non si è mai sazi. Fra quelle che avete raccontato, qual è la storia che vi è più a cuore?

In Why are you afraid of me, un brano e video ispirati al capolavoro di Herzog “Nosferatu”, il destino del vampiro è alquanto singolare. Penso che nessun finale di romanzo, film o racconto assomiglia a quello del video… è sicuramente originale e d’impatto!

Tango e mondo dark, finalmente connessi in modo esplicito (io sono una ferrea sostenitrice di questa relazione)! In Dissolution la vicenda segue appunto il tema del tango: ci spiegate perché è così calzante?

Dissolution parla del ciclo vita/morte in chiave puramente atea: con la morte svaniamo e basta, non c’è niente dopo, balliamo la nostra danza che può essere intensa e coinvolgente, ma che avrà inevitabilmente una fine. Tutto finisce e svanisce: emozioni, gioia dolori e ricordi in un ciclo continuo ed eterno. Un tango era l’ideale per rappresentare il ciclo vita/morte accompagnato anche da una suggestiva narrazione in spagnolo di alcuni versi della poesia “Tango” di Cesare Pavese. Come avrai capito le “contaminazioni” non solo musicali ci piacciono molto. Poi adoro girare le scene di ballo che ti permettono di improvvisare danzando con la videocamera assieme ai ballerini. Mi sono talmente divertito che ho voluto ripetere l’esperienza con “Black Swan”. Collaborare con un corpo di ballo di dieci giovanissime ma già bravissime ballerine è stato fantastico. Vedere la coreografia che prova dopo prova prende forma sul nostro brano è stato emozionante!

Gli anni Ottanta per gli Ask the dust: croce o delizia?

Dal punto di vista musicale siamo figli degli anni 80, c’è stata tantissima musica fantastica di svariati generi. Il nostro percorso musicale è iniziato da lì e si è evoluto arricchito dai nostri progressi come musicisti e dagli artisti che abbiamo avuto modo di scoprire e seguire durante gli anni a seguire (ecco che tornano le contaminazioni di cui sopra). Partendo da questo background se ti evolvi e ti lasci ispirare da nuovi stili e sonorità, lasciando la mente sempre aperta, gli anni ottanta li puoi considerare una delizia. Se rimani ancorato a soliti dogmi dettati da un certo tipo di musica con i soliti suoni, giri di accordi e sonorità senza nessuna evoluzione, è sicuramente una croce, ma te la dai addosso da solo come musicista, e ce ne sono tanti.

Ci sono regioni italiane che sembrano più prolifiche di altre nell’ambito della musica dark in generale e il Friuli Venezia Giulia è una di queste. Che cosa fa risuonare così questa terra?

Il Friuli è pieno di ottime band e musicisti di tutti i generi, ci sono un sacco di realtà davvero interessanti. Tantissima offerta spesso molto valida (parlo di musica originale ovviamente) ma pochissimi spazi dove ascoltarla.

“Ask the dust” live: quando?!

Penso mai, siamo una virtual band: ogni nuovo singolo è accompagnato da un video con una cadenza di 5-6 mesi (pochi hanno idea di quanto tempo ci voglia a girare, montare e post produrre un videoclip fatto relativamente bene di 4-5 minuti). Siamo nati così, era questo il nostro intento: canzoni da incidere, quando le reputiamo meritevoli, e storie da raccontare con dei video. Penso che non cambieremo mai.

Tre dischi, libri o film che portereste su un’isola deserta

Per ora mi porto dietro l’ultimo libro di Bret Easton Ellis che sto finendo. Quando l’ho terminato ordino qualcosa di nuovo sul web, tanto i corrieri arrivano dappertutto oramai. Porto anche la chitarra acustica così termino anche l’ultimo pezzo in cantiere che è una ballad.

Una frase da incidere all’ingresso di ogni live-club (quelli che ancora esistono), rivolta agli spettatori.

E’ severamente vietato l’ingresso alle tribute band!!!

[Un sorriso e un applauso, Massimo! Salutiamo gli Ask The Dust e attendiamo la loro prossima storia!]