#darkinsight – Intervista ai This Eternal Decay

Dove ci siamo incontrati la prima volta? Se la memoria non mi inganna è stato in quell’angolo di Paradiso (e in alto ci s’era sul serio) che è la Rocca di Montefiorino, sui dolcissimi Appennini modenesi, in occasione del Ritual Festival, il 30 aprile 2022. Una serata incantata e un live potente. E rieccomi quindi con Riccardo Sabetti, voce dei This Eternal Decay.

Qual è l’origine del nome della vostra band?

RS: Il Nome è ispirato ad una poesia di John Clare,  intitolata proprio “Decay”…

Quando ero alla ricerca di un nome con cui pubblicare il primo album, sono “incappato” in questa poesia che mi colpì moltissimo, parla del decadimento naturale delle cose nella vita, dall’amore alle passioni fino alla fine delle amicizie non necessarie…

Mi sembrava abbastanza consono al lavoro che stavamo facendo, anzi, ora lo trovo ancora più calzante!

Ognuno di voi è parte di altri progetti musicali: cosa vi unisce in questa band e come si mantengono gli equilibri con tutti gli impegni paralleli esistenti?

RS: In questi sei anni di attività non abbiamo mai avuto problemi a far convivere i vari progetti, diciamo anche però che l’unico di noi più impegnato è Andrea con gli Spiritual Front, ora con il ritorno dei Date at Midnight dopo anni di stop vedremo…mentre le altre due band sono al momento un po’ in standby perché il progetto T.E.D. ci assorbe parecchio e ci sta dando molte soddisfazioni.

Qual è il consiglio che, per la vostra carriera musicale, avreste fatto meglio a non seguire?

RS: Sicuramente il consiglio/fretta imposta dalla nostra etichetta nel pubblicare il secondo album, “Silence” dopo soltanto un anno dal primo, purtroppo uscì poco prima della pandemia e a mio parere senza un’adeguata promozione sia live che stampa… quindi passò un po’ inosservato o comunque non raccolse il giusto che poteva raccogliere.

Credo che molto sia cambiato nella scena underground italiana dopo l’esperienza del lockdown. Qual è il vostro punto di vista come artisti e come individui? Nocturnæ tratta appunto di questo?

RS: Tutto il periodo pandemico ha generato dei mostri che non estirperemo più dalle persone, c’è un enorme individualismo generato dalla paura che si è radicata in quel periodo, ma anche una pigrizia emotiva e fisica generale che ha influito molto nelle arti tutte…

Le sale da concerto sono meno gremite di prima, i cinema anche, in generale i luoghi di aggregazione culturale sono stati declassati in serie B… se potessero le persone guarderebbero ora tutto in streaming dal divano di casa, compreso i concerti.

Absolution, un titolo forte per un album tematico molto coinvolgente. Qual è il peccato che, artisticamente parlando, non (vi) perdonereste mai?

L’Accidia rapportata all’arte è un delitto dell’arte stessa…la mancanza di interesse nello scoprire, sperimentare e spingersi oltre la comfort zone.

Live in Italia, live all’estero: quali differenze avete notato?

RS: Ultimamente in Italia siamo cresciuti parecchio, raccogliendo molti consensi, gli ultimi live che abbiamo fatto erano tutti molto gremiti di gente molto partecipe… questa cosa è bellissima!  Ma c’è da dire che abbiamo dovuto giustamente sudarcela parecchio…

All’estero siamo stati accolti sempre da subito come una band “nota”… dico questo perchè forse, e sottolineo forse, da noi l’interesse in un gruppo cresce anche in base all’hype che genera…

Tre dischi, libri o film che portereste su un’isola deserta (risponda chi si sente più motivato a trasferirsi su un’isola deserta!)

RS: 3 Dischi (Banali ma essenziali!)

– Closer (Joy Division)

– The Downward Spiral (Nine Inch Nails)

– Disintegration (The Cure)

Una frase da incidere all’ingresso di ogni live-club (quelli che ancora esistono), rivolta agli spettatori.

RS: “Lasciate qui ogni inibizione”

Ringrazio di cuore Riccardo Sabetti per averci dedicato non solo il suo prezioso tempo, ma anche l’energia e il cuore.

Per ascoltare i This Eternal Decay cerchiamoli e acquistiamoli naturalmente su Bandcamp.